Biografia Ash
Il clima generale creato da "Free All Angels" era incredibilmente pop, «era come se fosse diventato necessario competere con un universo di prodotti costruiti a tavolino» dice Tim Wheeler. Loro entrarono a pieno nella competizione, per uscirne con un primo posto in classifica per l'album e cinque potentissimi singoli. Dimostrarono al mondo di essere la più duratura band appartente a quella generazione, acquisendo una longevità che la maggior parte delle band riesce solo a sognare, e nel contempo riuscirono a mantenere integro il sapore della giovinezza. Ma a prescindere dai risultati, era arrivato il momento di andare oltre. Come spiega Tim, «le nostre menti erano in un luogo molto diverso quando arrivò il momento di lavorare su questo nuovo album».
Nello specifico, quel luogo era l'America, dove passarono un nuovo anno di concerti per promuovere "Free All Angels". In quelle terre, attraversando il cuore pulsante del rock, divenne palese quale cartello avrebbe indicato la nuova direzione degli Ash. «Credo che stare in America abbia veramente influenzato il risultato del nostro lavoro, il fatto di andare dove la musica rock ha una forte vitalità. Era comunque per noi un viaggio a ritroso, in una certa maniera verso le nostre radici. Volevamo fare un vero disco di chitarre.»
Per realizzare il loro sogno di una vita, Tim, Mark, Rick and Charlotte arrivarono a lavorare in California. «Ho sempre pensato che i dischi prodotti in America abbiano un migliore spessore sonico» dice Tim ridendo. «Sembra sempre che abbiano tecnici migliori, studi migliori, e così decidemmodi provare sulla nostra pelle.»
Il sogno fu avverato con l'arrivo a Los Angeles e l'immediata collaborazione con il produttore Nick Raskulinecz (Foo Fighters, System Of A Down). Fu li che la band scoprì una nuova democrazia, non quindi un lavoro impostato solo sulle qualità di Tim come autore di ganci sonori potenti, ma sviluppato piuttosto intorno alle capacità di ogni membro della band, con una divisione dei pesi e dei ruoli estremamente equilibrata. «Suonavamo molto meglio come musicisti», dice Tim. «La batteria di Rick ebbe una grande influenza sul lavoro che veniva svolto, è diventato un mostro! Credo che si trattasse di una vera fiducia nei confronti del nostro lavoro, era quella la cosa nuova.»
L'album che ne venne fuori non si chiama "Meltdown" senza ragione. Raccoglie tutti i ganci pop, le melodie kinetiche, i soliti riff che fanno si che il mondo ami gli Ash, li annega nella benzina e ci butta sopra un fiammifero acceso. Dopo i fuochi d'artificio, arrivano 11 brani di puro potere rock.
Mentre Tim scriveva "Free All Angels" viaggiando sull'ottovolante dell'amore, su "Meltdown" troviamo anche il lato oscuro degli Ash. Attraverso le loro parole scopriamo che si tratta di un lato degli Ash che la maggioranza del pubblico ancora non conosceva. In brani come "Vampire Love" Tim prende spunto da Bob Dylan e cerca di mettere più immagini possibili nella stesura del testo, per crearne una più completa e vasta. Poi "Clones", forse il brano più pesante che la band abbia mai fatto in termini di testo e musica. Secondo il front-man si tratta di un album benissimo in grado di descrivere lo stato d'animo della band a seguito dei cambiamenti avvenuti negli ultimi tempi.
In precedenza il gruppo aveva lavorato con un approccio stile "White Album", dove qualsiasi direzione andava bene, ma secondo Tim questo ha leggermente confuso il pubblico. Questa volta c'è una consistenza nel disco che in precedenza erano riusciti a sviluppare poco. «Il disco suonerà alla grande dal vivo, è infatti proprio il nostro sound live a venire fuori nella maniera più fedele.»
Dopo dieci anni vissuti pensando a "Star Wars", gli Ash sono ora nella fase "Bladerunner". Cosa hanno fatto quindi gli Ash quando era chiara la vittoria? Hanno pensato ad una serie di nuove battaglie da combattere. Sarà tutto da vedere
Fonte: http://ash.warnermusic.it/biog_00.html