Biografia Deep Purple
Purtroppo il business capitalistico s'insinuò rapidamente, inquinando e neutralizzando quel movimento socio-musicale sovversivo e inquietante, trasformandolo in un più innocuo fenomeno di "moda" e di denaro. Negli anni '80 il rock "estremo" e ribelle era finito, riassorbito e normalizzato nelle nuove correnti musicali, frutti del disimpegno e del consumismo, come l'heavy metal, che ben poco ha in comune con l'hard rock, nonostante le strumentali, superficiali e pretestuose analogie, imposte dall'industria discografica e dal giornalismo meno competente.
Tre dei futuri Deep Purple si riunirono per la prima volta nel febbraio 1968, in un piccolo villaggio inglese, South Mims, vicino St. Albans, per volontà dei manager Chris Curtis, Tony Edwards e John Coletta.
Vi parteciparono il tastierista Jon Lord (Licester 9/6/41), il chitarrista Ritchie Blackmore (Weston Super Mare, 14/4/45) e il bassista Nick Simper (Southall, 3/11/45) con l'intento di fare delle sessions e preparare un repertorio in nome di una band che avrebbe dovuto chiamarsi Roundabout. Un mese dopo, a Deeves Hall, con l'ingaggio del cantante Rod Evans (Slough, 19/1/47), del batterista Ian Paice (Nottingham England 29/6/48) e con la scelta suggestiva, perfettamente in linea con il momento psichedelico in cui il gruppo nacque, di chiamarsi Deep Purple, i cinque musicisti eseguiranno un breve tour presentando i brani del primo Lp, che registreranno ai Pye Studios di Londra fra l'11 e il 14 maggio: "Shades of Deep Purple" pubblicato in America dalla Tetragrammaton Records (il contratto prevedeva 200 dollari d'anticipo e una percentuale del 9% sulle royalties americane a canadesi) e in Europa dalla EMI.
L'album, ignorato dal mercato europeo, scalerà rapidamente le classifiche americane grazie soprattutto al singolo "Hush". In settembre è registrato il secondo "The book of Taliesyn" che insieme a "Deep Purple", pubblicato nel marzo '69, rappresenta la trilogia del Mark 1.
Dal beat aggressivo di Hush al rock psichedelico, poderoso e incalzante di Mandrake Root, dal lieve feeling jazzistico di Lalena al pop sinfonico di April, suonato con l'ausilio di un'orchestra, i Deep Purple si presenteranno tecnicamente "evoluti" (primi ad aver introdotto il feedback e il wah wah nei loro brani) all'appuntamento del 1970: l'anno dell'hard rock!
Con la formazione Mark 1 conquisteranno soprattutto i favori del pubblico americano. Il 16/10/68 durante un tour con i Cream, Clapton "licenzierà" i Purple a causa dell'istrionico comportamento di Blackmore che, sul palco, si era divertito a parodiare la mimica dell'amico chitarrista; quella stessa sera i due furono invitati a cena da Jimi Hendrix che aveva assistito al concerto. In Inghilterra si erano esibiti il 10 agosto, al National Jazz & Blues Festival, insieme con Artur Brown, The Nice, Jeff Beck, Ten Years After, Joe Cocker e Ginger Baker per un compenso pari a 19 sterline (due anni più tardi, con la formazione Mark 2, il NJ&BF gli garantirà un compenso di 1.000 sterline). A Londra, il 15/2/69 suonarono con The Nice all'University College per 125 sterline, mentre ne guadagnarono 150 per fare da spalla ai Fleetwood Mac il 24/10/69 (in un tour americano del 1973 saranno gli stessi Fleetwood Mac a fare da spalla ai Purple). Già nel '69, il 10/5 a New York guadagnano la sostanziosa somma di 3.500 dollari per un concerto al Nassau Comunity College. Nel frattempo l'americana Tetragrammaton fallisce e i Deep Purple vengono reclutati dalla Warner Bros.
Allontanato Simper con una liquidazione di 10.000 sterline, ed Evans garantendogli il mantenimento delle royalties per i primi tre album, la formazione Mark 2 si completa, per eccellenza, con il cantante Ian Gillan (Hounslow, 19/8/45) e il bassista Roger Glover (Brecon, 30/11/45). La nuova band è determinata a raggiungere un definitivo successo in Inghilterra e ad imporre una nuova immagine di se stessa. La prima risposta ufficiale al mercato discografico appartiene a Jon Lord. Edwards e Coletta prendono accordi con la BBC, e il tastierista compone una suite per orchestra registrata alla Royal Albert Hall il 24/9 sotto la Direzione di Malcolm Arnold. Accompagnata da stupore, consensi e critiche sentenziose, l'opera è la prima composizione per gruppo e orchestra, cui farà seguito Five Bridges Suite dei Nice di Keith Emerson, lo stesso anno, e Live in Concert dei Procol Harum nel '72. Lord proseguirà, come solista, i suoi esperimenti sinfonici, mentre Keith Emerson ci riproverà nel '77 con Works.
Ma è "Deep Purple In Rock" a decretare il trionfo (dando il via a quella che il Melody Maker chiamerà Purple-mania)! L'album che insieme a "II" dei Led Zeppelin ed al primo "Black Sabbath", costituisce la svolta della musica rock e rappresenta la quintessenza del neonato genere: l'hard rock. Tutti i suoi brani restano delle pietre miliari e definiscono uno stile. Speed King, il primo pezzo, si apriva con il muro di suono di tutti gli strumenti tesi all'unisono; dopo il furore iniziale emergeva l'Hammond di Lord, solenne ed evocativo, il brano si estendeva quindi in un riff violentissimo su cui Gillan urlava la sua esuberanza. In sei minuti Speed King conteneva una miniera inesauribile di suggestioni.
Sul palco, intanto, la band iniziava a costruire il suo tipico spettacolo, che sarebbe poi diventato uno standard imitatissimo. Al National Jazz & Blues Festival i Deep avrebbero dovuto suonare dopo gli Yes, ma Jon Anderson e soci ritardarono intenzionalmente il loro arrivo per ribaltare le precedenze. Allora Blackmore dispose ad un roadie di incendiare i suoi amplificatori alla fine del concerto, con il risultato ottennuto di non far più suonare gli Yes (l'intero palco andò distrutto) e suscitando un'apoteosi fra il pubblico. Prima di allora i Deep si erano ripresentati il 30/1/70 alla Royal Albert Hall, suonando tra i Renaissance ed i Canned Heat, e l'11/4/70 al Central Hall Chatham, con i Genesis gruppo di supporto. Oltre ai concerti londinesi il gruppo sostenne alcuni tour in Europa e ad agosto, tra il 12 e il 25 si esibì in sei date negli Stati Uniti per 18.059 dollari. Il 1970 termina con sette date in Germania, per 12.528 sterline.
Il 1971 consolida il successo della band in tutto il mondo: dopo il singolo "Black Night" (che raggiunge la seconda posizione nel Regno Unito) è la volta del 33 giri "Fireball" a scalare le classifiche (superando il successo di In Rock, arrivato al 4 posto nelle "charts" inglesi, Fireball si assesterà in prima posizione). La stagione live si apre con un tour in Olanda, concerti in patria (questa volta alla Royal Albert Hall percepiranno un compenso di 1.377 sterline) in Germania, Scandinavia, Svizzera e anche Italia (due date a Roma, 26 e 27 maggio) per tornare in America in tour con i Faces di Rod Stewart: diciassette date per 71.786 dollari.
Fireball è un album più vario di In rock, passa dalla psichedelia inquietante di Fools, in cui Blackmore riuscì ad ottenere l'effetto violoncello manipolando i controlli di volume della chitarra, ad un blues accelerato come Anyone's Daughter. Anche questo 33 giri sarà seguito da un singolo: "Stange Kind of Woman", che in Inghilterra raggiungerà l'ottava posizione. La consacrazione in superstars arriva con "Machine Head", pubblicato nel '72, l'album di Highway Star e Smoke on the Water, ma anche di Lazy (frizzante miscela classico-boogie), di Pictures of Home, ricca di straordinari passaggi strumentali e di Space Truckin, che dal vivo conterrà il migliore "stage act" del gruppo, con Blackmore e Lord che spremeranno fino allo spasimo i loro strumenti. Blackmore, vale la pena di rilevare, non ha mai "distrutto" le sue chitarre con fini esibizionistici, come Pete Townshend degli Who, bensì ha raccolto e completata l'eredità di Hendrix nel "sacrificare" la sua Stratocaster, raggiungendo nuovi universi sonori, che molti altri chitarristi non hanno nemmeno osato avvicinare.
Machine Head conquista il primo posto nelle classifiche inglesi e il settimo in quelle USA, dove ottiene un disco d'oro e tre di platino. Come per i tre precedenti, anche questo LP è seguito da un nuovo singolo: l'emozionante ballata When a Blind Man Cries. I Deep Purple creano una loro etichetta, la Purple Record, con la quale producono, tra gli altri, i Nazarath e Yvonne Elliman.
Il 1972 fu l'anno di maggior successo per la formazione Mark 2, ma costituì anche l'epilogo. L'estenuante carriera concertistica, soprattutto negli Stati Uniti, dilanierà l'unità del gruppo. Ben cinque tour americani: 16 date in gennaio, per 60.787 sterline, 11 tra marzo e aprile per 26.956 sterline, 8 a maggio per 14.230 sterline, 19 tra luglio e settembre, comprese due tappe in Giappone, per 62.765 sterline, 20 fra novembre e dicembre per 94.755 sterline; oltre ai tour europei. Nessuna altra band aveva mai avuto una così intensa attività concertistica. E' del 1972 lo straordinario live "Made in Japan" (disco d'oro e di platino negli USA), considerato uno dei 10 capolavori rock di ogni tempo. Nel 1973 dieci date inglesi in febbraio, per 10.038 sterline, altre tappe in Europa e poi di nuovo in America, tra aprile e giugno 34 concerti per 316.348 sterline, e ancora in Giappone, cinque ultime date per 32.279 sterline. In quell'anno la band ha inciso "Who do we think we are" (quarto nelle classifiche del Regno Unito e settimo in quelle americane), un album che riflette la minor coesione all'interno del gruppo, pur sempre un ottimo disco, contraddistinto da brani coinvolgenti come Woman from Tokyo o il lungo blues Place in Line.
Ian Gillan lascia la band a seguito delle sue divergenze con Blackmore, mentre Glover è allontanato, sempre per compiacere il chitarrista. I Deep Purple si riassestano con il cantante David Coverdale (Saltbum, 22/9/51) e il bassista Glenn Hughes (Cannock Staffs, 21/8/52). La permanenza del nucleo strumentale di base Blackmore-Lord-Paice assicurava la continuità del gruppo ormai ai vertici della sua popolarità. A novembre registrano "Burn", un'ottima miscela tra hard tradizionale (Burn, You Fool No One) e l'accentuata vena blues del nuovo cantante (Might Just Take Your Life), che trovava la sua più felice estrinsecazione in Mistreated, massima espressione blues da parte di artisti bianchi. Anche il bagaglio di Hughes apportò delle novità al sound dei Purple, introducendo nella musica del gruppo l'elemento funky. Il 1974, per i cinque, è lastricato d'oro: il mondo musicale è impaziente di ascoltarti dal vivo, Burn vende bene (terzo nelle classifiche inglesi e nono in USA, dove sono ancora presenti altri due LP) e per il nuovo tour mondiale i Purple affittano un lussuosissimo Boeing 7202, lo Starship 1, il più costoso jet privato mai costruito per l'attrazione musicale più grande! Stando alle dichiarazioni della Warner Bros, nessuno, neppure Elton John, The Allman Brothers e Led Zeppelin vende in tutto il mondo più dischi! Tra marzo e aprile, in 24 date, guadagnano qualcosa come 857.219 sterline! L'evento più clamoroso fu rappresentato dalla colossale manifestazione tenuta il 6 aprile all'Ontario Speedway: California Jam, quasi mezzo milione di persone accorse ad un appuntamento irripetibile. EL&P, Black Sabbath, Eagles e molte altre band all'apice del loro successo, fra tutte i Deep Purple erano la "stella" che concludeva la serata. L'esibizione culmina in una violentissima Space Truckin, durante la quale Blackmore distrusse, oltre la "solita" Stratocaster, una telecamera dell'operatore ABC e diversi amplificatori, in un crescendo di frenesia sonora indimenticabile. La registrazione di quel memorabile concerto è disponibile sia su vinile sia su video.
Il Guinnes dei Primati li cita come il gruppo musicale con la più alta amplificazione: 117 decibels di hard-rock!
Nel 1974 incidono il secondo album con la formazione Mark 3: "Stormbringer" raggiunge il terzo posto nelle classifiche inglesi ed è il decimo disco d'oro per la Warner Bros. Splendide ballate come Holy Man, Gipsy e Soldier of Fortune, e ancora blues con High Ball Shotter, lasciano in secondo piano la componente hard prediletta da Blackmore. Era prevista per il 25 luglio la loro esibizione ad un grandioso evento musicale in Italia: il Santamonca Rock Festival, dove avrebbero suonato, fra gli altri, Yes, Ten Years After, Santana e i Purple rappresentavano l'attrazione principale, ma problemi organizzativi del Comune di Rimini ne impedirono la realizzazione. La band torna negli Stati Uniti ad agosto, per quattro date (ricavando 114.581 sterline) e dopo alcuni tour in Europa si ripresentano al pubblico americano con 16 presenze fra novembre e dicembre (per un compenso di 180.024 sterline), nel gennaio '75 suonano in Australia, al Sanbury Music Festival e terminano con l'ultimo tour europeo che vedrà la formazione Mark 3, salire insieme su un palco per l'ultima volta: quello dell'Olympia di Parigi il 7 aprile.
Ancora divergenze fra Blackmore e il nuovo cantante, spalleggiato da Hughes, inducono il chitarrista a lasciare i Purple. Fu sostituito dal chitarrista Tommy Bolin (Sioux City, 1/8/1951 - Miami, 4/12/76), poliedrico musicista influenzato dal funcky jazzato, con il quale incisero "Come Taste The Band", unica testimonianza in studio della formazione Mark 4. Momenti esaltanti come la melodica This Time Around e Owed To "G"si alternano al magnetismo di You Keep on Moving e alla durezza di Lady Luck. Prima che lo straordinario talento di Bolin terminasse con la tragica morte per overdose, in una stanza d'albergo, i Deep Purple si esibiranno, in performance altalenanti per qualità a causa della condizione fisica del chitarrista, in due tour: 13 date nel novembre del '75 a Honolulu, in Nuova Zelanda, Australia, Indonesia e Giappone, per 144.468 sterline, infine l'ultimo in America, tra gennaio e febbraio del '76, 32 date per 275.979 sterline.
Nel 1976 i Deep Purple si sciolgono definitivamente, dopo aver diviso royalties per più di 9 milioni di sterline.
La storia, pero', continua: la più estesa "riserva" di talenti che il rock abbia avuto, era appena cominciata: la Purple Family!
Fra i solchi incisi nei dischi di platino, dai record d'incassi ai botteghini, in tournée che hanno coperto ogni angolo della terra, i Deep Purple hanno ricevuto un consenso popolare, e una straordinaria affezione dei fans più seguaci, che pochi altri personaggi del mondo della musica possono annoverare. Eppure, non sempre la loro popolarità ha corso di pari passo con il credito della stampa e dei media. Sono stati ignorati dai grandi networks radiofonici americani persino durante il loro periodo di maggiore successo negli States. Spesso i critici musicali hanno scritto di loro come di una "macchina commerciale" dagli esigui contenuti musicali. Il loro rock, dal contenuto apparentemente modesto, sembrava una labile misura di successo per qualche virtuoso che sarebbe passato presto di moda.
La Family è stata la risposta! Altre grandi band hanno avuto parabole straordinariamente simili, ma quasi tutte sono scivolate verso un inesorabile declino che le ha portate a lunghissimi periodi di silenzio assoluto, interrotti da lavori mediocri e deludenti, e le prove dei singoli membri hanno confermato nel tempo una scoraggiante scarsezza qualitativa. Anche i Deep Purple sono entrati in crisi verso la metà di quei fatidici anni '70; tuttavia, la loro crisi non era dovuta all'esaurimento della vena creativa, bensì al vivace contrasto di personalità all'interno del gruppo. Dallo scioglimento della band sono scaturite numerose carriere soliste, tutte caratterizzate dalla notevole prolificità e dalla costante coerenza artistica, restando i soli rappresentanti di un'epoca e di un'intera concezione della musica.
Jon Lord ha dato seguito, sin dal periodo in cui faceva parte della Mark 2, ai suoi esperimenti sinfonici con "Gemini Suite", "Windows" e "Sarabande", composto brani per grandi session quali "First of the Big Bands", "Malice in Wonderland" e "Before I Forget", registrato colonne sonore come "The Last Epic" e collaborato, fra gli altri, con gli Ashton Gardner & Dyke, George Harrison (Gone Troppo), David Gilmour (About Face). Ritchie Blackmore ha realizzato i monumentali Rainbow e Coverdale i Whitesnake, sicuramente le due band di maggior successo della Family (il Serpente Bianco ottiene negli USA 6 dischi d'oro e 34 di platino), nei quali hanno militato in alcuni periodi: Glover in veste di bassista e produttore dei Rainbow, e Paice & Lord nei Whitesnake (lo stesso Coverdale collaborò con Lord e Glover). Tredici album e oltre 350 concerti rappresentano l'intensa attività solista di Gillan. Breve purtroppo quella di Bolin che nel '76 ha lasciato, insieme l'incisione con i Deep Purple, altre due testimonianze del suo talento, "Teaser" e "Private Eyes". Sempre più apprezzata, nel corso degli anni, quella di Glenn Hughes, mentre Glover, oltre la già citata esperienza con Blackmore, ha inciso "The Butterfly Ball", "Elemets" e "The Mask" e continuato ad operare come produttore discografico; Ian Paice ha inciso e fatto tournée con il chitarrista Gary Moore . La Family inoltre ha contribuito ad affermare i numerosi musicisti che si sono alternati, in session o da membro stabile di uno o più di uno dei gruppi d'appartenenza: basti citare Cozy Powell prima con i Rainbow e dopo con i Whitesnake, oltre a collaborazioni con Lord; il cantante Ronnie James Dio con i Rainbow e con Glover; e i chitarristi Bernie Marsden e Ray Fenwick al fianco di Lord e poi di Coverdale il primo, ancora di Lord, di Glover e infine con Gillan il secondo. E come loro, moltissimi altri validi artisti entrati a buon diritto nella Family.
La Family si è naturalmente estesa ai gruppi in cui i componenti dei vari Mark hanno militato: gli Episode Six di Gillan e Glover, i Trapeze di Hughes, la James Gang di Bolin, sino alla "storia" degli Artwoods di Jon Lord, dei The Outlaws e i Savages di Ritchie Blackmore, e della partecipazione di quest'ultimo agli italiani Trip. Numerose registrazioni sono state prelevate dagli archivi delle case discografiche, radio e televisioni: canzoni inedite o singoli "d'epoca" rimasterizzati e stampati su CD.
Nel frattempo anche il catologo "porpora" si è arricchito: oltre la dilagante uscita di antologie ("Deepest Purple" ottiene un disco d'oro e uno di platino negli USA) e album commemorativi, un tributo alla grandezza insita nel nome dei Deep Purple, si può ascoltare nei diversi album live postumi: "Made in Europe", "Live in London" e "Mk III The Final Concert" con la formazione Mark 3, "Powerhouse", "Gemini Suite Live", "In Concert" e "Scandinavian Nights"con la formazione Mark 2, "Last Concert in Japan" (per quanto discutibile) e "In Concert" della K.B. con la formazione Mark 4.
Il 1984, dieci anni dopo lo scioglimento dei Mark 2... è ufficiale: la formazione "per eccellenza" è di nuovo insieme.
Cinque musicisti "diversi", colti, meno convenzionali dei loro colleghi, cinque signori "bene" sui quaranta che hanno voglia di suonare e far divertire chi li ascolta, si presentano - dopo otto di "porporato" silenzio - di fronte ad un pubblico inevitabilmente trasformato per ragioni anagrafiche, e a seguaci da conquistare tra quelli di una nuova generazione: è ancora trionfo! I Deep Purple vendono in poche settimane un milione e mezzo di copie del loro album "Perferct Strangers" (pubblicato dalla Polydor) e allestiscono una tournée mondiale che nel 1985 è stata seconda, per numero di biglietti venduti, solo a quella di Bruce Springsteen: 11 tappe in Australia e 2 in Nuova Zelandia, 45 negli USA e 6 in Canada, 7 in Giappone e 17 in Europa. Il 22 giugno l'unico concerto inglese: di fronte a centocinquantamila persone costituiscono l'attrazione principale del Knebworth Festival; la loro esibizione viene registrata e pubblicata su CD. L'8 e 9 luglio suonano nell'immenso Palais des Omnisports di Parigi, centoventimila watt di musica che i transalpini consegnano all'etere: il concerto viene trasmesso in Italia da Notte Rock su Rai3.
Nel 1986 pubblicano "The House of Blue Light" e l'anno successivo "Nobody's Perfect", doppio album live registrato durante il tour del 1987/88: 52 date in Europa e 23 negli USA. Il quintetto è nuovamente ai vertici della popolarità: in Italia un sondaggio proposto dal periodico Heavy Metal li conferma come la band degli anni 70 più amata in assoluto, e la differenza in termini di voti con gli altri artisti è abissale.
Nuovi attriti fra i due istrioni Blackmore e Gillan, inducono quest'ultimo a lasciare la band. Il chitarrista lo rimpiazza con l'ultimo vocalist dei Rainbow Joe Lynn Turner e nel 1990 pubblicano "Slaves And Master". La torunée del 1991 comprende 33 concerti in Europa, 8 negli USA, 5 in Giappone, 7 in Brasile e uno in Israele.
Gillan torna e realizza nel 1992 " The Battle Rages On"; il nuovo tour rischia di interrompersi dopo 36 apparizioni in Europa, a termine delle quali Blackmore lascia difinitivamente il gruppo: le ultime testimonianze "live" con i due amici nemici ancora uniti sono contenute nel Video "Come Hell Or High Water" e nella diversa registrazione audio incisa sull'omonimo CD. I Deep Purple continuano a suonare dal vivo con l'astro Joe Sartriani: lo straordinario chitarrista riesce nella difficile impresa di rimpiazzare il "mito" Blackmore e di doverlo fare senza preparativi. La tournée si conclude dopo 5 tappe in Giappone ed altre 23 in Europa.
Nel 1996 tornano in studio per la BMG e registrano "Purpendicular" che si aggiunge ai 90 milioni di dischi venduti sino ad allora. Il nuovo arrivo è Steve Morse: forse il più accreditato e premitato chitarrista rock degli ultimi dieci anni; ancora una volta un musicista fusion viene chiamato per sostituire il leggendario Blackmore. L'album "Live at Olympia '96" è uno splendido tributo alla grinta che la rinnovata band continua ad esprimere sul palco: il concerto parigino è compreso nelle 75 tappe europee - tra il 96' e il 97' - alle quali si aggiungono le 16 negli USA, tre in Canada, 2 in Korea, 8 in Sud Africa, 3 in india, 19 in Inghilterra, 10 in Giappone e 18 in Sud America.
"Abandon", l'ultimo album, è storia dei nostri giorni e di una terza generazione che si affianca alle due precedenti nel seguire con entusiasmo una delle band più longeve nella storia del Rock. Il trentennio viene suggellato con nuova una tournée mondiale, artisti quali i Dream Theater e gli Emerson Lake & Palmer di spalla, dalla Turchia al Messico, dal Libano al Canada.
Alle soglie del duemila i mitici porporati "ci sono ancora" e, come ha affermato Glover in un'intervista, "Ci saranno sempre i Deep Purple finche la gente ne avrà bisogno".
Fonte: http://www.deep-purple.it/