Biografia Norah Jones
Il padre è RAVI SHANKAR, il musicista indiano che negli anni Sessanta ha collaborato con i Beatles (ha insegnato a suonare il sitar a George Harrison) e influenzato musicisti del calibro di Philip Glass e John Coltrane.
Il suo talento emerge con tutta la sua forza mentre frequenta la scuola superiore Booker T. Washington High School for the Performing and Visual Arts, la stessa frequentata dalla cantante soul Erykah Badu e dal trombettista Roy Hargrove.
A sedici anni, in concomitanza con il suo compleanno, si esibisce per la prima volta dal vivo in un locale notturno in una serata "a microfono aperto". Esegue "I'll Be Seeing You", il grande successo di Billie Holiday nella versione di Etta James, ma le tappe verranno bruciate rapidamente.
Nel 1996 si aggiudica due Student Music Awards della rivista "Down Beat" nelle categorie Migliore Cantante Jazz e Migliore Composizione Originale, nonché il secondo SMA per Miglior Cantante Jazz nel 1997.
Dopo il diploma, si iscrive all'Università del North Texas - nota in tutti gli Stati Uniti per i suoi corsi di musica - dove si laurea in piano jazz. Crea anche una band, "Laszlo", dallo stile "dark, jazzy rock" (rock cupo dalle tinte jazz), così come lei stessa un po' scherzosamente lo ha definito. E' l'estate del '99 che segna una svolta nella carriera di Norah, periodo in cui, dopo aver subaffittato un appartamentino nel leggendario Greenwich Village, si reca a Manhattan e inizia la sua inconsapevole scalata al successo.
Dapprima Norah appare sulla scena musicale newyorchese con la funk-fusion band "Wax Poetic" (sotto contratto con la Atlantic), ma in seguito crea un suo gruppo con gli artisti Lee Alexander (bassista), Dan Rieser (batterista), Jess Harris e Adam Levy (chitarristi). Norah non solo canta, ma suona anche il piano, sia acustico che elettrico.
Forti dell' apprezzamento che ricevono dal pubblico, iniziano a registrare qualche demo-tape per la "Blue Note Records" (l'etichetta dei jezzofili "duri e puri"), ai discografici della label basta ascoltare un paio di pezzi e vederla suonare live all’inizio del 2001 per volerla nel loro team.
Debutta con due canzoni "More Than This" dei Roxy Music e "Day Is Done" di Nick Drake nell'album del chitarrista Charlie Hunter, "Songs from the Analog Playground" e comincia a collaborare dal vivo con il gruppo del musicista.
Nel maggio del 2001 registra l'album che l'ha lanciata in tutto il mondo vendendo 18 milioni di copie, "Come Away With Me", lavorando con il producer Craig Street (fautore del ritorno sulle scene di Cassandra Wilson)nello Bearsville Studio a Woodstock, New York. Ad agosto lei e il suo gruppo incontrano Arif Mardin nel Sorcerer Sound a Manhattan. Si tratta del produttore e arrangiatore pietra miliare delle registrazioni di Aretha Franklin, Dusty Springfield, Laura Nyro, Roberta Flack, e Willie Nelson, solo per nominarne alcuni.
L'album vede finalmente la luce nel febbraio 2002, anticipato dal singolo "Don’t Know Why", una canzone con cui la cantante dichiara tutto il suo rimpianto per non essere riuscita a recuperare una storia d’amore finita male.
"Sono stata nervosa all'inizio. Non volevo un grande produttore che avesse fatto tutte queste registrazioni famose per entrare nella scena musicale e mi ha fatto paura dirgli ciò che pensavo. Ma Arif è il ragazzo più carino del mondo, molto facilone. Lui era lì a cogliere la mia performance e a rassicurarmi sul fatto che avrei avuto un'ottima registrazione. Arif ha avuto delle grandi idee".
La sua musica incanta i critici più intransigenti: Entertainment Weekly e Rolling Stone la mettono nella lista dei 10 artisti dell’anno da tenere d’occhio , il conduttore Jay Leno (il Pippo Baudo a stelle e strisce) la invita al suo talk show – il più seguito di tutti gli States -, il famoso country-singer Willie Nelson la invita ad aprire i suoi concerti.
"Come away with me", un album che vede la partecipazione di artisti di grande spessore, fra i quali è doveroso citare almeno Bill Frisell, mescola elementi di jazz, soul, country e folk-pop in uno speciale ed unico sound ed è considerato un vero miracolo commerciale, a causa della raffinatezza della musica, dai manager delle case discografiche.
Del resto, la consacrazione che può fugare i dubbi arriva con il trionfo ai Grammy Awards con 8 statuette: Album of the Year, Record of the Year (per "Don't Know Why"), Best New Artist, Best Female Pop Vocal Performance (per "Don't Know Why") e Best Pop Vocal Album. "Don't Know Why" vince anche 3 premi per Song of the Year (l'autore Jesse Harris), Best Producer, non-classical (Arif Mardin) e Best Engineered album, non-classical (Husky Huskolds, Arif Mardin e Jay Newland).
Il tour che ne segue nella West Coast è una conferma della sua verve dal vivo e le date si allungano fino a portarla fuori dagli Usa: Norah è una cantante worldwide e la Blue Note ha trovato l'artista in grado di rilanciarla e di proporre un jazz in versione più 'popular'. E lei diventa talmente popular da fare la guest star a soli 22 anni: dona la sua voce agli Outkast nell'album "Speakerboxxx/The Love Below" e duetta con Dolly Parton ai Country Music Awards nell'estate 2003. Norah fa anche moda: Vanity Fair la metterà in copertina a novembre dello stesso anno.
Dopo la fine della stagione live, la label incarica Mardin e l'ingegnere Jay Newland di costituire il team per il nuovo album. Nell'aprile 2003 Norah si chiude in studio a New York con Adam Levy e Kevin Breit alla chitarra, Lee Alexander al basso, Andrew Borger alla batteria e Daru Oda nel ruolo di background vocalist; Norah suona il piano, il piano elettrico Wurlitzer e l'organo.
Una pausa estiva per una serie di date negli Usa, poi il gruppo torna in studio a registrare i brani, supportato da guest stars come Dolly Parton, il batterista Levon Helm, il leggendario fisarmonicista di The Band, Garth Hudson e alti strumentisti di classe. Incide pezzi nuovi da lei scritti e 4 cover famosissime come "Be Here To Love Me" di Townes Van Zandt, "The Long Way Home" di Tom Waits e Kathleen Brennan e "Melancholia" di Duke Ellington (con testi scritti da lei e un nuovo titolo: "Don't Miss You At All"). Un disco vario e convincente, di cui Norah è pienamente soddisfatta:
"Incidere un nuovo album è stato divertente perché ci conosciamo molto bene. Ho adottato lo stesso approccio del primo album: abbiamo scelto delle buone canzoni, molte delle quali scritte dalla band, e abbiamo cercato di farne le migliori registrazioni possibili".
Fonte: norah.it