Elton John: “Sono vivo grazie al mio amico, morto di AIDS”

22
Lug
2012
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Qualche giorno fa vi avevamo rivelato la dichiarazione shock di Elton John, che aveva confessato la sua dipendenza dalle droghe di qualche anno fa. Adesso, il cantante di Pinner, ha deciso di mettere per iscritto le sue importanti esperienze, e ha pubblicato un libro, “Love is the cure: on life, loss and the end of AIDS”, che è apparso sugli scaffali delle librerie pochissimi giorni fa.

Il Daily Mail ha deciso di pubblicare qualche estratto del libro di Elton John, e il primo che proporrà ai suoi lettori dovrebbe essere piuttosto interessante, poichè è quello che svela che il cantautore sarebbe morto se non fosse stato per un suo amico, Ryan Wayne White, morto ad Indianapolis nell’aprile 1990, giovane statunitense divenuto uno dei simboli della lotta all’HIV/AIDS:

“Ryan White era un vero eroe, un vero cristiano perché perdonava incondizionatamente quelli che lo facevano soffrire. Ryan ha cambiato il corso di una epidemia mortale e ha aiutato milioni di vite a salvarsi. Ma quando Ryan morì, nell’aprile 1990, all’età di 18 anni, io non sapevo come parlare con la gente a meno che non avessi il naso pieno di cocaina e lo stomaco pieno di alcool. Dopo il suo funerale feci ritorno a Londra e andai a rinchiudermi a casa, come era diventata mia abitudine. Il mio senso dei valori era sepolto sotto la mia autodistruzione. Ma se oggi sono qui lo devo a Ryan.”

Un racconto nostalgico e affettuoso, quello che  Elton John scrittore fa del suo amico Ryan. E dentro c’è anche un pizzico di autocritica, poichè lui stesso avrebbe voluto fare qualcosa per la lotta contro l’aids, ma ne era assolutamente impossibilitato, poichè le droghe che usava lo rendevano incapace di fare qualsiasi cosa sensata. D’altronde, Elton John l’ha scampata grossa: poteva essere un altro dei grandissimi cantanti di fama mondiale a lasciarci per overdose come Whitney Houston, o come Amy Winehouse, invece è riuscito a frenare gli impulsi della dipendenza ed è riuscito pian piano a disintossicarsi.

L’estratto continua così:

Provo profonda vergogna per non aver fatto di più contro l’Aids quando i miei amici, incluso Ryan, mi morivano attorno. Non avevo la forza o la sobrietà per fare qualcosa. Andavo ai funerali, piangevo e mi dolevo, a volte per settimane. E poi il mio comportamento perfino peggiorava, andavo a letto con altri senza protezione ed è un piccolo miracolo che non abbia contratto l’HIV. Mi ricordo d’aver visto in TV il funerale di Ryan. Fu uno dei punti più bassi della mia vita. Avevo i capelli bianchi, la pelle chiarissima, ero gonfio e sembravo stanco, malato e come se mi avessero picchiato. Avevo un aspetto osceno. Ero stato completamente vinto dalle dipendenze, ero totalmente fuori controllo. Dovevo cambiare, oppure sarei morto“.