Franceschini, il videoclip è un’opera d’arte
2020
“Il videoclip è un’opera d’arte”. Parola del ministro della Cultura Dario Franceschini, che questa mattina ha firmato il decreto che riconosce a questo specifico prodotto audiovisivo i benefici del tax credit.
La decisione, spiega il ministro, dopo la petizione firmata da tanti artisti, da Fiorello a Giovanni Allevi, da Gianna Nannini a Gino Paoli.
Dopo le diverse sollecitazioni di FIMI in collaborazione con IMAGinACTION, il Festival internazionale dedicato ai videoclip musicali, e della petizione lanciata a fine 2018 da musicisti, autori e interpreti italiani, anche il videoclip godrà dunque delle agevolazioni fiscali previste per le categorie artistiche e frutto dell’ingegno, come le opere cinematografiche o i videogiochi, superando la legge n. 220 del 14 novembre 2016 sulla “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” che considerava la natura dei videoclip esclusivamente “a carattere promozionale di un artista”.
I video musicali, spiega Franceschini, “hanno interpretato e interpretano al meglio l’immaginario popolare, facendo sognare intere generazioni e sono delle opere d’arte. Per questo motivo non c’era motivo di escluderli dalle agevolazioni fiscali. Stamattina, quindi, ho corretto un errore”.
Il primo applauso al decreto arriva da Fiorello, che twitta subito un “evviva il videoclip”.
_______________________ questo il testo integrale della petizione_______________________
l videoclip è senza ombra di dubbio una delle più innovative e diffuse forme di comunicazione al mondo, ed è altresì innegabile che negli anni abbia contribuito a creare intere generazioni di creativi e che, con il passare del tempo, abbia certamente assunto connotati di vera e propria opera d’arte.
Nonostante questo, il videoclip sembra essere però considerato negativamente dallo Stato italiano, che non lo ritiene eleggibile per godere del tax credit previsto per le produzioni audiovisive.
PER LO STATO ITALIANO, INFATTI, I VIDEOCLIP MUSICALI SONO COME I FILM PORNO, I VIDEO CHE INCITANO ALL’ODIO O GLI SPOT PUBBLICITARI E NON POSSONO GODERE DEL TAX CREDIT.
La legge 14 novembre 2016 n. 220 nota come Disciplina del cinema e dell’audiovisivo (GU Serie Generale n.277 del 26-11-2016), prevede un credito d’imposta per le imprese cinematografiche e per la produzione di audiovisivi.
Originariamente la legge non ha fatto distinzioni tra i diversi prodotti dell’audiovisivo; tuttavia, il decreto del luglio 2017 ha provveduto a dare attuazione alla legge identificando i criteri di esclusione, e oltre a “opere audiovisive” con contenuti “a carattere pornografico” e che “incitano all’odio razziale, sessuale, di religione e nazionalità” ha inserito i video musicali considerati “a carattere promozionale di un artista” (quindi alla stregua di uno spot pubblicitario), dimenticando probabilmente decenni di evoluzione artistica e tecnologica del videoclip.
Tutto questo sembra anche ignorare il fatto che le televisioni, le piattaforme e i media più in generale dedichino moltissimo spazio a questa forma di espressione creativa; si pensi, per esempio, a canali televisivi come MTV interamente dedicati ai contenuti videomusicali e soprattutto si consideri che su internet la stragrande maggioranza dei contenuti video più visualizzati sia proprio rappresentata dai videoclip.
IMAGinACTION e FIMI si fanno portavoce dei principali artisti e degli operatori della scena musicale italiana e chiedono al nostro Governo di voler equiparare il videoclip, forma di espressione artistica sempre più diffusa ed importante, agli altri audiovisivi che beneficiano del tax credit.
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