Pagelle Sanremo: Amadeus bocciato, Tiziano Ferro e Junior Cally pessimi, Rancore unica speranza

06
Feb
2020
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La seconda puntata del Festival di Sanremo è terminata con un primo provvisorio vincitore, Francesco Gabbani. Lo spettacolo c’è stato sul palco del Teatro Ariston, mail suo conduttore Amadeus sembra più “valleta” che realmente protagonista. Ecco di nuovo le pagelle della serata firmate dal critico Michele Monina per HuffingtonPost.

Amadeus 2 Ormai è ufficiale, compagni, ad Amadeus gli stiamo sul cazzo.

Fiorello 9 Ok, sei bravo, sai segnare il rigore col cucchiaio. Anche meno, però. Anche lui, a una certa si è rotto ed è andato a dormire, beato lui.

Tiziano Ferro 3 Non era Mimì, allora.

Elettra Lamborghini 2 Se la Lamborghini fosse stata chiamata in quota Marisa Laurito o Francesco Salvi non avremmo avuto problemi a passarci sopra. Ma temo che invece sia qui sul serio, come fosse una cantante. E dire che nel brano si sente solo il corista che dovrebbe doppiarla e che lei, a parte un paio di sculettate, neanche twerka. Una roba di una bruttezza talmente brutta che magari uno sarebbe portato a dire che ha fatto il giro e è diventata bella, invece fa proprio cagare. Grande Gino con le mutande, non perdi un colpo.

Enrico Nigiotti 7 Nigiotti torna a Sanremo a un anno di distanza, ma a differenza di Achille Lauro non porta una canzone debole e quindi non deve sfoggiare abiti discutibili. In compenso si lancia in un assolo di chitarra che ci lascia intendere cosa potrebbe prospettarci il futuro prossimo. Bravo, e continua a sfanculare gli inglesi, oggi più di ieri.

Francesco Gabbani 7,5 Gabbani torna dove ha vinto tanto e lo fa con una canzone che al tempo stesso prosegue il filo del suo discorso e ne apre un altro. Una filastrocca infarcita di parole, sul senso della vita, sull’amore universale. Una bella virata altrove, che ci mostra un cantautore certo ironico, ma decisamente dotato di un alto tasso di sensibilità.

Giordana Angi 5,5 Ci è stata venduta un po’ come la nuova Mimì, ma stando a quanto ci ha fatto sentire stasera siamo a ere geologiche di distanza. Una canzone che è quanto di meno empatico che si possa pensare. Una canzone sulla mamma a Sanremo, va va boom.

Junior Cally 2 Cioè, per quella cazzo di frase di Voltaire sul difendere anche chi non la pensa come me, o meglio, per il sacrosanto diritto all’amoralità dell’arte, mi è toccato difendere uno che fa canzoni di merda come questa. Pagherete tutto, pagherete caro.

Levante 7 Brano difficile quello di Levante, nonostante il titolo che avrà fatto pensare a qualcuno a una sorta di errore, di scambio, hanno messo il brano di Elettra Lamborghini come sottopancia per la cantautrice siciliana. In realtà dietro la apparente difficoltà funziona tutto, l’interpretazione di Levante, che io preferirei sempre acustica, ma stavolta mi convince, il testo profondo, che si appoggia sull’apparente superficialità della musica, l’insieme, che rende il brano orecchiabile ma da riascoltare. Brava.

Michele Zarrillo 7 Quando uno dice, uscire dalla propria comfort zone. Michele Zarrillo torna a Sanremo per l’ennesima volta, ma lo fa con una canzone che è quantomai spiazzante. Sia per sonorità, tra rock e electropop, sia per un testo che scavalla i temi solitamente cari al nostro. Coraggioso.

Paolo Jannacci 7 Una canzone apparentemente esile, in realtà solidissima. Che Paolo Jannacci interpreta con empatia d’altri tempi, e non lo si legga come qualcosa di cui non vantarsi con amici e colleghi. Una bella conferma.

Piero Pelù 8 Pelù è un gigante, come il titolo della sua canzone. Che però non parla di lui, ma del nipote. E già un rocker di razza che va a Sanremo dopo quarant’anni di carriera a cantare una canzone sul nipote è da elogiare di suo, se in più ci metti che la canzone spacca, beh, hai fatto tombola. Grande ragazzaccio.

Pinguini Tattici Nucleari 5 Ormai lo abbiamo capito, ogni Festival deve avere il proprio momento simpatia. Stavolta tocca a loro, la band dal nome difficile da memorizzare. Una canzone dedicata agli sfigati, che però non è che sia proprio un capolavoro. Occasioni sprecata.

Rancore 10 Rancore è il più grande rapper della storia italiana. L’ho detto anni fa, lo ripeto oggi che torna a Sanremo, e ci torna da solo e con una canzone che è un vero capolavoro. Un codice, come lui stesso ci tiene a precisare a inizio brano, con almeno tre piani di lettura, e con una base di DarDust che, se possibile, rende le rime ancora più efficaci. Su tutto un ta-ta-ta-ta che ti possiede come un demonio. Una vera bomba.

Tosca 9 Si può praticare musica di ricerca e d’autore e rivolgersi a un pubblico mainstream oggi? Certo che si può. Lo dimostra un’artista che da sempre rincorre la bellezza in musica, andando spesso a cercarla altrove. Stavolta l’ha trovata vicina, nella penna di quel Pietro Cantarelli che così ben conosce per la reciproca collaborazione all’Officina Pasolini. Una voce, un piano e gli archi. Tanto talento, una bella canzone e il gioco è fatto.

Massimo Ranieri 8 Forse, fossi in Tiziano Ferro, eviterei di cantare con un gigante come Ranieri. Uno che il palco se lo mangia, e anche Ferro sa farlo, ma che sa anche prendere e tenere.

Ricchi e Poveri 6 Simpatici, eh, e di nuovo in quattro. Ma non sarei così convinto che sia esattamente questo il passato che vorrei rivedere su quel palco.

Zucchero 9 Cioè, nel Festival di Ghali e Emma superospite arriva Zucchero e manda a casa tutti, anche i Ricchi e Poveri ovviamente.

Gigi D’Alessio 9 Anni fa, proprio parlando di superospiti mi chiedevo e chiedevo a voce alta perché mai ci fossero emeriti stocazzetti usciti dai talent e non, per dire, Gigi D’Alessio, uno che ha venduto oltre venticinque milioni di albume e girato il mondo con le sue canzoni. Ecco, mi sono stati a sentire, e hanno fatto bene. Ascoltare per credere.

Gabriella Martinelli e Lula 8 La più bella canzone dei giovani. Una delle più belle del Festival. Tiro rock, arrangiamento internazionale, impegno e un graffio femminile che a Sanremo manca quasi sempre. Ottimo connubio, per altro. Peccato abbiano preferito loro Fasma.

Fasma 4 Una volta mi sono sbagliato e ho preso tre volte la dose prescritta di un noto antipiretico. Nella notte mi sono svegliato zuppo di sudore. Come se mi avessero fatto un gavettone gigantesco. Tremavo come una foglia, così mia moglie ha provato a misurarmi la temperatura, scoprendo che avevo 34. Ero praticamente ibernato. Il medico che è corso a casa mia per visitarmi si è limitato a dirmi che se esistono le dosi consigliate dei medicinali è appunto perché si dovrebbero seguire quei consigli. Ecco, non si se esiste una dose consigliata anche nelle confezioni di autotune, in caso Fasma sta per svegliarsi come me quella notte.

Marco Sentieri 5 Una canzone antica del compianto Giampiero Artegiani, rivisitata in chiave quasi rap. Non un capolavoro, e mi limito a dire questo per non essere accusato di bullismo.

Matteo Faustini 6 Un brano ruffianello che Faustini porta al Festival direttamente da Area Sanremo. Carino, ma magari ci si poteva o doveva aspettare di più. Peccato non passi neanche lui.