Addio a Lee Konitz, grande del jazz mondiale
2020
A 92 anni il Covid-19 si è portato via uno degli ultimi colossi del jazz, Lee Konitz, che ha continuato a soffiare nel suo sassofono fino agli ultimi giorni della sua vita – aveva cominciato da bambino – spentasi mercoledì 15 aprile.
Lee Konitz era uno degli ultimi colossi del jazz, stile al quale si era avvicinato quando era appena un bambino. Nato a Chicago il 13 ottobre 1927 iniziò infatti a incidere agli inizi degli anni Quaranta, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, e durante la prolifica e lunghissima carriera – oltre settant’anni di storia – aveva suonato con altri giganti come Miles Davis (nel 1949-50 nelle session che si sarebbero poi trasformate, anni dopo, nel capolavoro Birth of the Cool), Michel Petrucciani (in Toot Sweet), e poi insieme a Charles Mingus e Bill Evans, e ancora Ornette Coleman, Dave Brubeck, Gerry Mulligan, Max Roach e Bill Frisell, solo per citarne alcuni. In particolare, Konitz era rimasto l’unico sopravvissuto ad aver lavorato con Davis in quel disco-pietra miliare.
Nella sua nota biografica del Blue Note viene descritto come uno dei più grandi sax contralti di sempre e uno dei pochi che non suonavano “come un cugino di Charlie Parker”: “Lee Konitz ha sempre avuto una enorme curiosità musicale che gli ha permesso di avere continue opportunità e di migliorarsi, sempre meglio”. I primi risultati li ebbe suonando con Claude Thornhill & His Orchestra, negli anni 60 si ritirò per un breve periodo, prima di tornare attivo pochi anni dopo, continuando a suonare fino ai nostri giorni e registrando anche un famosissimo Live at BirdLand con il pianista Brad Mehldau, il bassista Charlie Haden e il batterista Paul Motian.
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