Cesare Cremonini 20 anni dopo “Mia madre mi disse di smettere. Oggi la mia casa sono gli stadi”

13
Ago
2018
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A distanza di più di sei mesi dalla pubblicazione del suo ultimo album Possibili Scenari, durante la pausa estiva tra i super concerti dell’estate e il tour autunnale dei prossimi mesi, l’artista che cantava 50 Special fa un bilancio.

Il prossimo anno saranno per lui 20 anni di musica: era il 1999 quando iniziò per la prima volta a portare la sua musica, con la ex storica band dei Lunapop, davanti a milioni di italiani.

Una carriera sudata che oggi dà i suoi frutti e segna per lui una battaglia vinta, sotto moltissimi punti di vista.

“Sono sempre stato innamorato del mio mestiere, suonando ad Africo come a San Siro. Mi sono immerso da ragazzino nel mondo dello spettacolo e ho capito subito, entrandoci da sconosciuto, che non esiste un pubblico di serie B” racconta durante la sua ultima intervista rilasciata a Vanity Fair, dove ridendo torna a pensare a quando era giovane e la madre gli disse di smettere di suonare la chitarra Mia madre voleva che studiassi pianoforte. Mi mise sui tasti a sei anni. Quando mi vide con lo smalto sulle unghie e una chitarra in mano, fuor di metafora, me le diede sulla schiena: ‘Smetti di suonarla, delinquente’”.

L’aver disobbedito ai tempi è stata la chiave del suo successo: un sogno rincorso a fatica “In fondo sono un ammiratore di me stesso anche perché sono il mio critico più feroce. Il tifo contro ce l’avevo in casa, ma ho iniziato a fregarmene molto presto.”.

E si arriva ad oggi, agli stadi pieni con oltre 60mila biglietti venduti, alle date sold out e alla sua Bologna “L’affetto di Bologna è il premio più grande che ho ricevuto nella mia carriera. I bolognesi non mi considerano solo un cantante, mi abbracciano e mi parlano come un loro figlio. […] Affrontare 60.000 persone costringe a un lavoro enorme su se stessi, così adulto e profondo, che forse a vent’anni non avrei potuto superare”.