Cesare Cremonini scrive un articolo contro Marquez e in sostegno di Rossi

12
Nov
2015
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Del caso Marquez-Rossi in Moto Gp se n’è parlato fin troppo in questi ultimi giorni, e soprattutto in molti accusano Marquez e Lorenzo di aver programmato tutto per il “biscotto”, ovvero per far sì che Valentino Rossi non vincesse il Mondiale. Sul Corriere, Cesare Cremonini ha deciso di scrivere un lungo articolo dove spiega cos’è davvero accaduto, schierandosi sfacciatamente con il nostro pilota.

“Tornati a casa da Valencia, la rabbia e la delusione cercano di addormentarsi insieme alla razionalità. Ma non è facile”. Inizia così il lungo monologo del cantante bolognese, da sempre grande fan del Moto Gp e dello sport in generale.

“Sapevamo che Marc Marquez voleva (e vorrà ancora) essere il «nuovo» Valentino Rossi – assicura Cremonini – ma si è giocato per sempre questa possibilità. Forse lo spagnolo non ha ancora compreso che lo sportivo più forte è quello capace di subire anche le sconfitte più dolorose e rialzarsi, di tornare al lavoro e giorno dopo giorno riconquistare la vetta. Se lo cerchi, Marc, lo trovi sotto la voce «Valentino Rossi».”

Dura invece la critica al cosiddetto “biscottone iberico” poichè secondo Cesare quello che i due piloti spagnoli hanno messo in atto “è l’esatto contrario, è qualcosa che ridimensiona il valore sportivo del ragazzino spagnolo dal sorrisetto facile.”

Insomma, Cremonini è proprio amareggiato, e continua così la sua lunga analisi: “La scelta di correre non per vincere, non per la propria dignità né per i tifosi, e nemmeno per dare un segnale di affidabilità alla Honda, ma con la sola intenzione di non far vincere un altro campione in piena lotta per il titolo, è figlia di una nuova tipologia di «sportivo» fino a oggi sconosciuta. Una selezione geneticamente alterata di pilota da corsa, quasi infallibile ma fallato che, per qualche ragione, non troppo difficile da comprendere, è riuscita a piantare radici, proliferare e vivere da campione nello stesso ambiente dei campioni. Questo però senza nutrirsi dei valori fondamentali dello sport in generale ma soprattutto di questo sport, in cui si rischia la vita per un solo motivo: vincere.

Un’anomalia questa, arrivata a noi tifosi sotto forma di travestimento riuscito, tanto ingenuo nelle interviste dopo gara, quanto morboso in pista. Dico morboso perché credo sia questa la «malattia» di cui si è ammalato Marquez. Perdonatemi l’amara ironia, ma io me lo immagino il piccolo Marc perdere il controllo. Eccolo, da solo nella sua stanza, con il poster di Valentino appeso alle pareti, quello stesso poster che ostentava con tanta dolcezza, dicendo di averlo attaccato da giovanissimo sopra il letto e che ora, in una lenta deriva grottesca, finisce in brandelli, calpestato, scarabocchiato. Prima i baffi, il dente nero, poi le corna, quindi le croci sugli occhi disegnate con la matita della frustrazione, poi coperto di insulti, e infine accartocciato e gettato nel cestino, ma ancora presente nella sua mente.”

Ecco la conclusione: “Marc: hai rubato questo decimo mondiale a Valentino consegnandolo a Lorenzo, ma non hai vinto la tua debolezza. Anzi, ce l’hai mostrata con inaspettata chiarezza. Lo hai ferito, è vero, ma gli passerà. Molto presto quel sorriso tornerà a farti sentire forte il suo messaggio: non sarai mai Valentino Rossi.”