Cesare Cremonini su Corinaldo “Concentriamoci sul promuovere la cultura e non sulla musica di quella sera”

08
Mar
2019
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A distanza di tante settimane Cesare Cremonini interviene sulla tragedia della discoteca di Corinaldo, fuori Ancona, dove persero la vita diversi giovani che aspettano il concerto del loro idolo Sfera Ebbasta.

Sulla questione ognuno ha detto la sua, attaccando sia gli organizzatori della serata che lo stesso giovane artista, accusandolo di essere colpevole per gli insegnamenti che distribuisce attraverso le sue canzoni. Ma oggi, da una generazione diversa e da un pensiero diverso, arriva il commento di un grande artista della musica italiana, che focalizza il suo pensiero su un discorso più ampio e importante.

Si è data la colpa alla musica che ascoltano. Indicibile. La tragedia sarebbe potuta accadere anche se quella sera fosse salito sul palco Gianni Morandi. Si è data la responsabilità ai gestori del locale. Troppo facile chiuderla così. Il problema è molto più ampio e strutturale. Ha origini lontane nel tempo e riguarda da vicino anche la musica, è vero, ma non nel contenuto dei dischi e tantomeno nei tatuaggi sulle braccia di un trap- boy di periferia. Riguarda tutti noi perché il dramma è culturale.”.

Cremonini prosegue puntando il dito non sulla musica come molti hanno fatto, ma sulle infrastrutture e sulla percezione del valore dello spettacolo che oggi sono andati perdendosi nel tempo:

“La domanda da porsi, una volta ancora, non è cosa ascoltano i giovani, ma dove vanno ad ascoltare la musica che amano. Dove sono costretti a suonare i musicisti e i Dj che il pubblico vuole seguire e supportare. Chiunque essi siano e senza distinzione di genere. (…)
Molte discoteche, tantissimi palasport e stadi di provincia italiani, infatti, come le scuole pubbliche d’altronde, i ponti e le strade delle nostre città e province, cadono letteralmente a pezzi.

Infine l’artista ha concluso con una profonda riflessione su quello che a suo parere il punto centrale di tutto questo, ovvero la cultura, un valore che sempre più nel nostro paese è passato in secondo pianoViviamo in un Paese fermo alla concezione dell’intrattenimento come un passatempo disturbante per la quiete pubblica, qualcosa di carnevalesco più simile al circo che a una industria. Poco importa se fattura ogni anno decine e decine di milioni di euro con un indotto sul territorio enorme di cui si giovano tutti (…)
Bisogna divulgare una cultura della conoscenza, di segnalare mancanze, di sensibilizzare e istruire la gente a non accettare la realtà per quella che è, di far conoscere quale immenso lavoro e quali professionalità siano impiegate nella produzione e realizzazione di opere artistiche.”.