I Militari a Bergamo. La lettera di Roberto Facchinetti all’Italia “E’ ora di fermarsi”

19
Mar
2020
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Un’immagine da teatro di guerra: nel centro di Bergamo. Una lunga colonna di mezzi militari ferma in via Borgo Palazzo – a poche centinaia di metri dal cimitero. Sono i furgoni dell’esercito impiegati per trasportare le bare dal camposanto bergamasco verso i forni crematori di altre Regioni.

Il motivo, come è ormai noto, è che la camera mortuaria a Bergamo non è più in grado, da giorni, di accogliere i feretri delle vittime del coronavirus. E lo stesso discorso vale per il forno crematorio (ce n’è uno solo in città, è attivo 24 ore su 24). Da quando il Covid-19 ha iniziato a falcidiare la Wuhan italiana, Bergamo resta finora la provincia più colpita nel Paese, i servizi cimiteriali e le agenzie funebri sono andati in tilt.

L’immagine questa mattina è rimbalzata sui social. Anche Roberto Facchinetti ha pubblicato la foto, scrivendo una lunga lettera agli italiani.

Cari amici,
stamattina mi sono svegliato vedendo questa foto. È l’immagine degli automezzi militari che trasportano le salme dei nostri cari, spentisi a Bergamo e provincia per il Coronavirus, in altre regioni per la cremazione.
Questo virus, e spero sia ormai chiaro anche a coloro che si ostinano a non seguire le indicazioni delle autorità, non perdona nessuno.
Qui a Bergamo non c’è una famiglia, che non sia stata colpita direttamente o indirettamente dalla tragedia di una perdita. Anche noi abbiamo pianto amici carissimi. E anch’io sono impaurito. Non mi abbandona una sensazione di vera e propria paura per mia moglie, i miei figli, i miei nipoti, i miei fratelli, i miei amici, i miei concittadini.
In questi ultimi giorni ho voluto cantare per voi, per tutti, dei brani che potessero non farci sentire soli.
Ma l’immagine di stamattina, quegli autocarri, il senso del loro trasporto… Credo sia necessario, adesso, fermarsi.
E fare silenzio per ricordare e rispettare tutti i nostri caduti, per stare vicini il più possibile alle loro famiglie.
Non mi sarei mai aspettato, che in un’epoca così evoluta potessero ancora avvenire tragedie di proporzione biblica come questa: che sta colpendo tutto il mondo, ma segnatamente la nostra Italia e particolarmente, dolorosamente, la mia città e la sua provincia.
Però è accaduto, accade, sta accadendo.
E allora non me la sento più di cantare.
È giunto il tempo di fermarmi, per rispetto verso la mia Bergamo e il suo dolore, per tutti coloro che ci stanno lasciando; qui e ovunque in Italia.
Io mi fermo per almeno tre giorni. In silenzio, come diceva la canzone di Valerio. Un mondo strano, lontano, fantastico c’è senz’altro, e ci torneremo tutti insieme; ma adesso, è davvero tempo di fare silenzio.
Sono vicino a tutti coloro che soffrono, con il pensiero e con il cuore.
Roby