La giornalista loda Vasco “Ridà vita ai suoi brani, li trasforma, modella su nuove corde”

30
Mag
2018
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Legnano Sabbiadoro, è il 28 maggio e ormai non si parla di altro: il primo concerto del tour estivo di Vasco Rossi (27 maggio) ha emozionato tutti, sia i fortunati presenti che quelli che si sono goduti lo spettacolo da casa (se così si può dire) leggendo i racconti della serata.

Tra tutti gli articoli scritti, il Kom ne ha preferito uno in particolare, quello della giornalista Viviana Zamarian che sul quotidiano Messaggero Veneto gli dedica un articolo dal titolo semplicemente “MITICO VASCO”.

Lo riportiamo qui di seguito per intero, un messaggio bellissimo passa tra queste frasi, soprattutto dopo che una polemica nata da un piccolo gruppo di fan lamentava il fatto che le scalette del Blasco sono “monotone e ripetitive”.

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MITICO VASCO

Non sono mica tempi di certezze, questi. Lo spread che sale, il governo che scende. Con il caos si convive da sempre, lo sappiamo.
E allora serve parlarci chiaro. E ripartire da qui.
Ci pensa Vasco a gridarlo con Cosa succede in città in versione metal/industrial ai 26000 dello stadio Teghil.
Lo fa a ritmo duro, senza filtri, senza intermediazioni. E’ una scossa potente, quella che dà inizio alla data 0 del tour.
Che ti colpisce. Che ti fa sentire vivo. E non importa se l’atmosfera è bollente, quel brivido ti percorre la schiena. Perché ci sei dentro. Perché ti senti parte della combriccola, di “quella gente a posto” che acclama il suo idolo. Di un popolo, quello del rocker.

“Bentornati, benvenuti, ben arrivati. Ciao Lignano” saluta così il Kom. 
E si va con Deviazioni, Blasco Rossi. E adesso che tocca a me.
Sul palco largo 70.28 metri e alto 22 con 1000 luci e 50 sorgenti di laser, signore e signori, ecco sua maestà il rock.
Picchia. Eccome se picchia. E ripesca dagli anni ’80 anche Fegato spappolato con un omaggio ai Metallica.
Prima, Lignano sogna con Come nelle favole. Eccolo qui il lato romantico del dottor Rossi, quel “io e te” che scalda il cuore.
Ma è solo un attimo, un sospiro, poi si torna a caricare con il medley di Delusa (Delusa, Mi piaci perché, Gioca con me, Sono ancora in coma, Stasera, Rock ’n roll show) con gli effetti spettacolari delle fiamme.
Vasco c’è, eccome se c’è. Il palco, il suo trono. Da sempre, da una vita, ma senza ripetersi. 
E’ ripartito, ancora una volta. Perché dopo Modena, dopo il concerto “che non avrà mai fine” poteva smettere. E invece no. Va avanti.

In scaletta ci sono Vivere non è facile, Sono innocente, La fine del millennio. Dal presente al passato con un omaggio a Ciao, brano che in questi giorni compie 40 anni, suonata al pianoforte dalla musicista Beatrice Antolini, mai eseguita in versione strumentale.
Quindi l’Interludio con parti musicali ispirate da Ennio Morricone e da Kubrick.
Non c’è un attimo per fermarsi. Il Teghil si infiamma con C’è chi dice no e Gli spari sopra.
Vasco che sperimenta, che cambia pelle, che si diverte, che passa con naturalezza da ballate struggenti a momenti hard rock.

Ridà vita ai suoi brani, li trasforma, modella su nuove corde. 

Come nel medley elettro dance con Brava, L’uomo più semplice, Ti prendo e Ti porto via, Dimentichiamoci questa città e quello acustico con Dillo alla luna, E.., L’una per te.

Poi, eccoli i grandi classici. E ognuno, non importa che tu sia un sessantenne con il rock dentro o un giovane al tuo primo concerto, associa le canzoni a un ricordo, a un’emozione, a una persona. Le vive dentro di sé. Senza Parole, Sally, Siamo solo noi, Vita spericolata, Canzone e Albachiara. Tutte d’un fiato. Tutte per la sua combriccola.

Che pulsa di vita.

Chiamatela magia oppure semplicemente effetto Vasco. Quello che ha spinto il siciliano Gaetano, 33 anni, a lasciare dopo 7 anni la Germania e a ritornare a casa accompagnando il Komandante nel suo tour da Torino, passando per Roma, fino a Messina. Per ripartire, dice. Ancora una volta. Proprio come Vasco.