Laura Pausini sulla copertina del nuovo VanityFair
2018
Una nuova inedita intervista a Laura Pausini, intitolata Vedo Rosa e realizzata in vista del suo nuovo singolo, in radio dal venerdì 26 gennaio.
Laura racconta il dietro le quinte di questo singolo, il brano Non è detto che anticipa il nuovo disco Fatti Sentire. Un racconto in cui la Pausini si “spoglia” dei suoi segreti parlando non solo del lavoro ma anche degli affetti, la famiglia, i fan, la notorietà che a volte pesa, le paura, la figlia e tanto altro ancora.
“La mia tribù rosa” questo è l’argomento centrale dell’intervista (lo stesso colore che ritroviamo nella prima immagine della rivista, in vendita da mercoledì 24 gennaio. “Ogni tanto recupero un frammento tv di allora e, riguardandomi, mi sembra di vedere una rincoglionita. Non avevo 14 anni, ne avevo 20. Ero naïf, troppo naïf. Mi intervistò Mentana mi disse: ‘Sei zuccherosa’. Non era un complimento, ma aveva ragione” racconta la cantante, svelando che la chiave del suo successo non è stata solo l’essere rimasta sempre con i piedi ben saldi per terra, ma anche un briciolo di pazzia che contraddistingue tutta la sua famiglia “Sono una brava ragazza, ma resto un po’ pazza. Siamo un po’ matti, noi Pausini, E quella vena di follia mi ha salvato la vita”.
Il successo di Laura Pausini è arrivato dopo una fortunata e casuale partecipazione al Festival di Sanremo nel 1993 con il brano La solitudine e la successiva partecipazione come BIG nel 1994 con il brano Strani amori, classificatosi quarto.
“L’impatto con il successo era stato devastante. Per molti anni non ero riuscita a essere me stessa. Era tutto gigante e tutto eccessivo, ma io non avevo alcuna voce in capitolo… Mi sentivo una bambolina trascinata qui e là. La svolta accadde in America. Mi ero trasferita lì per qualche mese e venni trattata come quella che non volevo essere e men che mai diventare… Mandai a fare in culo un grande capo delle major Usa e scoprii una parte di me che non conoscevo. La parte della ribellione… E mi rese molto orgogliosa… Permettere agli altri di non farmi crescere nel momento in cui era necessario farlo restava una mia precisa colpa, ma dire il primo no fu importantissimo. O reagivo e mi assumevo delle responsabilità, o cadevo per sempre. Scelsi di reagire e da allora sono diventata una decisionista. Prendo tutte le decisioni, quasi sempre in modo drastico. Perché le decisioni non sono mai morbide, le decisioni non possono accontentare tutti”.
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