Marco Masini, l’intervista pre-Sanremo
2017
Mancano ormai poche ore all’inizio della 67esima edizione del Festival di Sanremo e a raccontare il suo brano è questa volta Marco Masini.
Spostato di un secondo è il titolo della nuova canzone del cantautore fiorentino e titolo anche del suo nuovo album in uscita venerdì 10 febbraio; il nuovo album di inediti di Masini segna non solo un grande ritorno dell’artista ma anche il suo racconto di quello che oggi stiamo vivendo.
“Queste canzoni raccontano il pessimo momento che stiamo vivendo. Ma non c’è disperazione. A 52 anni non cerchi l’urlo ma la calma” ha dichiarato l’artista durante una delle interviste rilasciate a pochi giorni dall’inizio del festival della canzone italiana.
Un album di racconti e che porta avanti una maggiore maturità vista anche l’età (ormai i secondi anta sono stati superati anche da lui) “L’età ha una sua rilevanza. Ma in questo caso l’album è il risultato di un lavoro di due o tre anni. Sono passati sei anni dall’ultimo di inediti. E ho fatto bene ad attendere tanto. Perchè nella vita si cambia. Nella visione delle cose, nell’atteggiamento” ha spiegato parlando del nuovo lavoro discografico.
Alle spalle una lunghissima carriera, ma guardandosi indietro oggi Masini dichiara che non rifarebbe proprio tutto; in particolare parla del momento in cui nel 1999 scrisse il brano Vaffanculo che fece molto scalpore “Giudico per esempio l’istinto che ebbi nel 1990 di scrivere ‘Vaffanculo’ un istinto inutile. Oggi di ‘vaffanculo’ ce ne sono troppi, c’è rabbia ma non voglia di trovare risposte. Quindi ci vorrebbe una voce più bassa“. Il Masini di oggi, oltre ad essere più maturo, ha cambiato stile modo di cantare, come dice lui “canto senza urlare” ma soprattutto oggi “canto ascoltando e collaborando con i giovani come Zibba. Ho sempre amato ascoltare la musica, ascoltare fa bene. Un giovane ti può insegnare tantissimo. Devi essere preparato a succhiare la linfa giusta per sviluppare i tuoi pensieri. La musica di oggi è bellissima ma bisogna saper scegliere perchè c’è una vetrina enorme. Tutto passa, abbiamo il dovere di non fossilizzarsi si uno stile“.
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