Mogol scrive l’inno per la Lega Pro, nel frattempo dice cosa pensa dei cantanti di oggi

10
Ago
2012
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Mogol ha ricevuto una richiesta piuttosto bizzarra dal presidente della Lega Pro Mario Macalli: quella di comporre l’inno di quella che una volta era la serie C di calcio. Il brano, ascoltato per la prima volta a Firenze durante la presentazione dei calendari di Prima e Seconda divisione, verrà diffuso su tutti i campi di calcio delle sessantanove società impegnate nei campionati, all’inizio di ogni partita. 

E così, dopo il pallone tricolore realizzato appositamente dalla Puma, la Lega Pro vanta di questo nuovo onorevole riconoscimento: un inno speciale, un pezzo scritto da Mogol che si intitola “La nostra canzone”.

Il paroliere italiano per eccellenza, famoso soprattutto per aver collaborato tutta una vita con Lucio Battisti, ha recentemente rilasciato un’intervista ad Adnkronos, in cui esprime la sua opinione sui cantanti di oggi, asserendo che pensano più a come si vestono che a come cantano, e che la colpa è dei talent show:

“Non si agisce più sulla qualità, sul concetto della bravura e della completezza d’artista. Oramai il metro è quello del probabile profitto immediato: va avanti chi si pensa possa subito garantire un ritorno in termini di successo finanziario: dov’è la passione, dov’è il rischio professionale e artistico? Non c’è: anche i dj sono impiegati costretti a passare quello che i discografici impongono. E allora si hanno personaggi che reggono sei mesi, un anno o due al massimo e poi magari scompaiono e avanti il prossimo”.