Paolo Giordano “AMMETTERE LA SCONFITTA. IL COLPO DI CLASSE DEL MEDIANO LIGABUE”

19
Giu
2019
Pubblicato da:

Il flop di Ligabue a Bari, i biglietti non venduti, le aspettative non raggiunte, l’ammissione di colpa dell’artista, l’amore e l’affetto dei fan, le lodi di un grande giornalista.

E’ forse questo il racconto più bello del tour (appena iniziato) di Luciano Ligabue, un artista che a fronte di un clamoroso flop registrato alla prima data del suo Start Tour si fa coraggio e davanti a milioni di fan, e un’Italia intera, ammette che le vendite dei biglietti non sono andate come speravano.

La sua lettera ai fan fa il giro dei social, visualizzata da milioni di utenti raccoglie solo consensi. E tra tutti questi consensi c’è anche l’intervento del noto giornalista Paolo Giordano che di Ligabue tesse le lodi.

Nella gara a chi la spara più grossa, ogni tanto vince chi la spara giusta. Ligabue, che ha appena iniziato il tour, ha ammesso che «l’ affluenza di pubblico è inferiore alle previsioni». Per carità, bastava vedere le foto del suo debutto a Bari per capire che gli spazi vuoti erano molti, troppi. Di solito però – e fateci caso – gli artisti sbianchettano dai social le defaillance, gli inceppi, le frenate perché tutto deve brillare come fosse oro zecchino, anche se è più falso di quello promesso a Pinocchio dal Gatto e la Volpe. Invece, nell’ epoca del celodurismo bigliettaro, del «tutto esaurito prima di tutti», l’ ammissione controtendenza di Ligabue vale, diciamolo, più di un disco d’ oro (che vale sempre meno, ma è un altro discorso).

Avrebbe potuto limitarsi a esultare perché, dopo la paura del 2017, oggi «è fantastico sentire la mia voce a pieno regime». E tanti saluti a tutti. Invece no. Dopo aver cantato la vita da mediano «a macinar palloni», il più discreto dei nostri rockettari ha fatto il gol in rovesciata, il colpo di tacco al volo, l’ exploit che lo trasforma da Oriali a Maradona, da centrocampista a fuoriclasse. Dicendo ebbene sì, non sto vendendo come pensavo, in realtà ha fatto il tutto esaurito nell’ unico stadio sempre più vuoto: quello del buon senso.”