Vasco Rossi “Andiamo a fare questi concerti” L’ora di storia continua
2017
Dal libro ufficiale di Vasco Rossi un nuovo momento di vita, un concerto, l’incontro con Stef Burns, un’emozione e molto altro. Aspettando le date del tour 2018, il KOM emoziona con racconti di vita.
La chiama L’ora di Storia, quel momento in cui fa un salto nei ricordi, ripensando a episodi, momenti, incontri e molto altro. Questo nuovo aneddoto parla di un concerto, uno dei tantissimi ma forse più speciale degli altri: l’incontro fortunato con Stef Burns che poi è diventato il suo chitarrista.
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“Quindi facciamo la band e andiamo a fare questi concerti. A un certo punto, finita la tournée (noi ci eravamo fermati), sento dire che Braido era andato a suonare con Zucchero, senza dirmelo, senza avvisarmi. Perché funzionava anche così, Zucchero vedeva i migliori e se li prendeva. Ma Braido me l’ero inventato io, quando l’ho preso nella band suonava nei locali, e di colpo si è ritrovato a San Siro, negli stadi, l’avevo fatto diventare il Chitarrista di Vasco Rossi e lui era andato a fare il turnista con Zucchero ?
non mi immaginavo che anche lui si comportasse così. Nel frattempo c’era sempre Solieri, che incontravo praticamente tutte le sere, per locali, e tutte le sere mi chiedeva di tornare a suonare con me.
Allora dico: «Visto che avete tutti e due quella testa lì, siete due “fenomeni”, vi metto sul palco insieme e faccio la sfida delle chitarre», perché così era bello per lo show. Io per lo show faccio tutto, metto da parte anche queste faccende.
Era rientrato con quello spirito lì.
Comunque, tornando a quel punto, mettendo ancora una volta da parte l’amor proprio e col solo fine di portare a casa il migliore spettacolo possibile, perché quello è sempre stato il mio chiodo fisso, ho deciso di far finta di niente, li ho tenuti entrambi nella band e ho lasciato che facessero i fenomeni anche sul palco, che si sfidassero a colpi di assoli. Perché lo sai che i chitarristi hanno tutti un carattere particolare, sono tutti egoriferiti. Stanno lì che fanno gli assoli, o fanno finta di farli guadagnando la scena mentre li stanno facendo altri. Per questo gli ho detto: «Fate una bella sfida delle chitarre, così ci divertiamo tutti».
Nel 1991 poi succede questo. Era il periodo in cui avevo fatto Liberi liberi da solo, avevo fatto Fronte del palco, e dovevo trovare un produttore. Perché non volevo fare tutto io, io devo cantare, non fare il produttore.Con Lolli (divenuto nel frattempo il mio manager) si ragiona su qualche nome, e alla fine quello giusto era ancora Guido Elmi, che aveva finito le sue storie, non proprio un successone, ed era a casa. Con lui già avevo lavorato, e fino a un certo punto tutto era filato alla perfezione. Bastava solo ripartire con di nuovo in mente i ruoli precisi, senza ambiguità. Del resto era chiaro che in solitaria le cose non gli erano andate molto bene.
Andiamo a trovarlo con Lolli e ci parliamo. Chiariamo i ruoli, perché quello era importante, fondamentale. Gli dico: «Tu mi aiuti a organizzare le cose, a fare i dischi, ma sono io a decidere le canzoni». Una questione di ruoli, appunto. Lì, con me e Lolli di fronte, lui si commosse parecchio e tornò a fare il mio alter ego. Come era stato negli anni Ottanta.
Lui mi diceva un sacco di cose importanti. Mi diceva anche come dovevo stare sul palco, tipo: «Non puoi stare sul palco coi jeans: se sei un rocker, servono vestiti da matto, come i calzoni gialli». Ha un buon senso estetico, e anche a livello di costruzione dei dischi è unico, sa trattare coi musicisti, sa scegliere le persone giuste. È un genio, nel suo genere.
Quindi riparte la situazione con Guido e allo stesso tempo comincio ad andare io in America per fare gli album. Invece di far venire i musicisti dall’America, che erano tutti contenti (da Vinnie Colaiuta agli altri, erano tutti contentissimi: venivano, mangiavano da dio, stavano bene), ho detto: «Basta, adesso voglio andare lì io. Vado io a divertirmi». Quindi vado a Los Angeles a fare i dischi.
E lì incontro Stef Burns, per la prima volta, e sento la stessa emozione di quando avevo sentito le prime volte suonare Solieri. Anzi, pure emozioni più forti. Stef è diventato il mio chitarrista. Dopo la sfida dei due chitarristi, prendo Stef, e a quel punto riprendo a bordo Massimo, il chitarrista ritmico storico della mia band perfetto, insieme a Stef !
Io per la band ho sacrificato tutto. Anche il mio orgoglio. Per lo spettacolo sono passato sopra a tutto. “
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